L’edificio inserito all’interno di un complesso monumentale più antico era storicamente denominato “ex-filandina”. Costruito tra il 1866 e il 1879 la sua destinazione d’uso originaria era appunto quella di una piccola filanda per la lavorazione e la filatura dei tessuti. L’attività della filanda si protrasse sino alla prima metà del Novecento, periodo dopo il quale il fabbricato cadde in stato di grave abbandono.
L’edificio caratterizzato da una pianta rettangolare è situato sul declivio. Distribuito originariamente su due piani principali presentava tuttavia al livello superiore i residui impalcati in legno a testimonianza della preesistenza di un ulteriore livello al di sotto della copertura crollata.
Il recupero delle murature esterne e la valorizzazione delle aperture originarie è stato il punto di partenza di una grande opera di restauro e di una riqualificazione finalizzata al riuso abitativo dell’edificio.
L’ampia spazialità interna dell’edificio è stata conservata, mantenendo la relazione tra gli ambienti attraverso l’uso di pareti vetrate e di spazi a doppia altezza tra i diversi livelli.
La superficie interna è suddivisa su tre livelli, organizzati seguendo un concept distributivo di impronta tradizionale ma che rispetta, al contempo, l’esigenza dei proprietari di disporre di uno spazio fluido adatto ad ospitare la loro collezione di opere d’arte contemporanea.
Il livello più basso ospita una cantina vini con un piccolo salotto per la degustazione nonché una zona wellness. Grazie alle ampie aperture esistenti questi spazi si relazionano con continuità al giardino terrazzato che circonda la villa.
Il piano intermedio è riservato alle aree conviviali e si sviluppa intorno al soggiorno e alla sala da pranzo.
Il piano superiore ospita gli ambienti riservati alla zona notte: la camera doppia con l’annesso locale guardaroba, un salottino relax e il bagno costituiscono la suite padronale, a cui si aggiungono le altre camere da letto ciascuna con bagno privato.